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Asbestosi cos'è? L'asbestosi è una fibrosi interstiziale polmonare, causata dalle fibre di amianto che è sinonimo di asbesto. Questa fibrosi polmonare è stata la prima delle malattie ricondotte alla esposizione a queste fibre. Già riconosciuta come malattia professionale con la L. 455/43. Ancora a tutt'oggi è inserita nella lista I dell'INAIL. Quindi, in caso di asbestosi diagnosi, deve essere riconosciuta come malattia professionale asbesto correlata. Quindi questo da diritto all'indennizzo INAIL e ai c.d. benefici amianto, utili per il prepensionamento amianto.
Lo studio legale dell'Avv. Ezio Bonanni fornisce il servizio di assistenza legale per le vittime di asbestosi. Puoi chiedere un parere legale.
L'Avv. Ezio Bonanni ti guida nella tutela dei tuoi diritti.
L'amianto è infatti l'unico fattore scatenante della malattia. I sintomi iniziali asbestosi, ed in generale i sintomi asbestosi sono i seguenti:
Quindi l'asbestosi polmonare provoca insufficienza respiratoria e complicazioni cardiache. L'asbestosi malattia professionale evolve in modo ingravescente e anche asbestosi sintomi. Anche prima del tumore polmonare e del mesotelioma pleurico, questa malattia può provocare la morte per complicazioni respiratorie e cardiache. In molti altri casi, dopo l'asbestosi malattia, si ha la diagnosi di queste neoplasie, che purtroppo sono molto aggressive.
L'amianto / asbesto è l'unico fattore che provoca questa fibrosi polmonare, ed è una malattia dose dipendente monofattoriale. L'asbestosi polmonare, come tutte le altre malattie asbesto correlate, si previene soltanto evitando l'esposizione a fibre di amianto-asbesto.
Con l'entrata in vigore della Legge 257/92, l'amianto è stato bandito con decorrenza dal 28 aprile 1993. Tuttavia, l'Italia era stata il 2 produttore ed utilizzatore di amianto in Europa. Soltanto una minima parte dei siti contaminati sono stati bonificati e messi in sicurezza. Le esposizioni ad asbesto sono proseguite e il rischio è ancora attuale.
Purtroppo ancora oggi molti lavoratori e cittadini, subiscono l'esposizione all'amianto, in Italia sono infatti presenti un milione di micro siti, e circa 50.000 siti industriali.
Nel nostro paese, vengono diagnosticati almeno 600 casi di asbestosi, ogni anno. Dalle mappature amianto, è infatti risultato che sono presenti ancora sul territorio, 40 milioni di tonnellate amianto, persino nelle scuole e negli ospedali. L'Organizzazione Mondiale della Sanità, a tal riguardo ha stimato che le patologie asbesto correlate, provocano ogni anno circa 107.000 decessi nel mondo.
Per tali motivi, l'ONA e l'avv. Ezio Bonanni hanno insistito ed insistono sulla bonifica dei materiali di amianto. Solo così attraverso la bonifica, e le misure di prevenzione tecnica e protezione individuale.
In questi ultimi anni, le diagnosi di asbestosi sono diminuite, e fortunatamente nella maggior parte dei casi si tratta di fibrosi di lieve entità, con placche ed ispessimenti pleurici. Tuttavia, anche queste patologie comportano comunque il rischio di mesotelioma della pleura, e del tumore del polmone.
L'Avv. Bonanni, titolare dell'omonimo studio legale, fin dal gennaio 2000, ha assunto la difesa di numerosi operai malati di asbestosi e malattie di amianto.
Garantendo il proprio supporto per ottenere il riconoscimento di malattia professionale, l'indennizzo inail, con l'aggiunta delle prestazioni del Fondo Vittime Amianto.
Infatti, con il raggiungimento del 16%, la vittima di asbestosi malattia professionale, ha diritto alla rendita mensile. In questo caso il rateo mensile è calcolato su una serie di parametri, che dipendono dal reddito e dal grado invalidante, con l'aggiunta delle prestazioni del fondo. Queste ultime sono pari al 15% dell'entità della rendita cui si sommano.
Questi lavoratori, al pari di tutte le altre vittime di malattie professionali amianto, hanno diritto alla certificazione di esposizione amianto. Con questa certificazione può essere inoltrata la domanda all'INPS per il riconoscimento dei benefici contributivi (art. 13 comma 7 della legge 257 del 1992). Questi contributi consentono la moltiplicazione del periodo di esposizione sul coefficiente 1,5, quindi pari al 50%. Queste maggiorazioni contributive amianto sono utili sia per il prepensionamento sia per la rivalutazione della pensione.
Nel caso in cui dopo l'aggiunta della contribuzione non si dovesse maturare il diritto al trattamento pensionistico, si potrà chiedere di accedere alla pensione invalidità amianto. Questa prestazione può essere richiesta nel caso di riconoscimento di asbestosi malattia professionale.
L'Avv. Ezio Bonanni, tutela le vittime asbesto con il servizio di assistenza per vittime di asbestosi, anche attraverso lo Sportello Amianto Online oppure accedendo all'area dedicata alle consulenze.
In caso di diagnosi di asbestosi polmonare, in seguito ai sintomi asbestosi, sarà necessario effettuare l'anamnesi lavorativa per verificare se c'è stata l'esposizione professionale ad amianto. In caso di conferma dell'esposizione, è necessario che il medico rediga il certificato di malattia professionale con il modello 5ss bis.
Questo certificato di malattia professionale deve essere inoltrato telematicamente all'INAIL, che sottopone il paziente a visita. Nel caso di mancato riconoscimento, ovvero dell'attribuzione di un punteggio di invalidità non soddisfacente si potrà presentare il ricorso amministrativo Inail.
In seguito, l'ente convocherà il paziente per la collegiale medica, alla quale potrà presenziare con l'assistenza di un medico legale. In caso di non soddisfacente giudizio, si potrà concludere in disaccordo con i due medici dell'Inail. In questo modo ci si potrà rivolgere alla magistratura del lavoro con un ricorso ex art. 442 c.p.c..
Con riconoscimento malattia professionale asbestosi, si ha diritto all'indennizzo. Se il grado invalidante è almeno del 16%, è erogata la rendita mensile. Nel caso in cui invece il grado invalidante (danno biologico asbestosi) è inferiore, si avrà diritto all'indennizzo una tantum danno biologico. Questo a condizione che ci sia un grado invalidante pari almeno al 6%.
Negli altri casi, se il danno è valutato inferiore al 6%, non sussiste il diritto all'indennizzo del danno biologico. Tuttavia, anche in questo caso sussiste il diritto ai c.d. benefici contributivi per esposizione ad amianto. Come abbiamo già evidenziato, in questi casi occorre richiedere all'Inail il rilascio della certificazione esposizione amianto.
I lavoratori che hanno contratto l'asbestosi per cause professionali, secondo l'art. 13, co. 7, L.257 /92, hanno diritto alle maggiorazioni contributive per esposizione ad amianto.
Tali benefici, consistono nella rivalutazione delle contribuzioni dell'intero periodo di lavoro con il coefficiente 1,5.
Grazie al coefficiente, viene infatti prolungato del 50%, il periodo di contribuzione, per il prepensionamento e la rivalutazione dei ratei pensione. Nel caso in cui le maggiorazioni dell'1,5, non fossero sufficienti a maturare la pensione, sussiste il diritto alla rendita di passaggio, oppure al prepensionamento immediato.
Gli appartenenti alle Forze armate e al dipartimento sicurezza vittime di asbestosi, hanno diritto al riconoscimento della causa di servizio e delle prestazioni previdenziali.
Queste prestazioni vengono riconosciute, nel caso in cui si siano ammalati per cause di servizio,in missione all'estero, o imbarcati nelle unità navali della Marina Militare.
Il riconoscimento della qualità di vittima del dovere, è la conseguenza del servizio in condizioni di rischio per le particolari condizioni ambientali e operative.
Tutti coloro che e, per motivi di servizio, hanno contratto questa infermità, hanno diritto al riconoscimento delle prestazioni di vittima del dovere. Nei confronti delle vittime del dovere, vengono adottati gli stessi importi riconosciuti alle vittime del terrorismo.
Il lavoratore malato di asbestosi ha diritto al risarcimento integrale:
La vittima di asbestosi ha diritto al risarcimento dei danni. Il ristoro del danno subito dalla vittima di asbestosi deve essere integrale (Cass., SS.UU., 26972/08 e 26973/08).
Sussiste il diritto al risarcimento dei danni differenziali, e di tutti quei pregiudizi non contenuti nella prestazione inail, tra i quali quelli morali ed esistenziali.
Il metodo di calcolo dell'entità del risarcimento dei danni, presuppone la loro quantificazione e determinazione, anche su basi equitative. Vengono infatti, sottratti gli importi erogati dall'ente, quindi viene operata una liquidazione al netto della rendita Inail. L'entità dei danni può essere calcolata unicamente con il criterio equitativo.
Per quantificar il danno non patrimoniale, si utilizzano le tabelle del Tribunale di Milano, che tengono conto dell'entità della lesione biologica, e delle ripercussioni morali ed esistenziali.
Si parte dal valore di ogni singolo punto di invalidità, rapportata all'età, cui segue la rideterminazione personalizzata.
Per quantificare il pregiudizio patrimoniale, danno emergente e lucro cessante, si deve tener conto di una serie di fattori:
Anche la quantificazione del danno patrimoniale presuppone pur sempre una valutazione con equità.
Gli importi così ottenuti, si sommano, e da quello complessivo deve essere decurtato l'indennizzo INAIL, con quantificazione finale al netto della rendita Inail.
Il/La vedova/o ed i figli (con particolari condizioni), hanno diritto alla rendita di reversibilità, e alla liquidazione di quanto maturato dal loro congiunto in vita.
I congiunti hanno diritto al risarcimento anche dei danni subiti iure proprio, a titolo di danni patrimoniali e non patrimoniali. I quali devono essere liquidati agli eredi legittimi, o a quelli testamentari (tra le tante, Corte di Cassazione, Sezione lavoro, sentenza del 21.04.2011, n. 9238).
I danni iure proprio, vengono inoltre, risarciti non solo ai congiunti, ma anche a coloro che avevano con la vittima un significativo rapporto.
I danni iure proprio, sia quelli patrimoniali che non patrimoniali, subiti dagli stretti congiunti della vittima, debbono essere quantificati con equità.
Gli stretti congiunti in caso di decesso del congiunto, subiscono:
Per quantificare i pregiudizi patrimoniali, si dovrà tener conto delle spese necessarie alle cure del congiunto, e delle ripercussioni economiche, dovute alla necessità di assisterlo. Bisogna considerare inoltre,le perdite economiche future e ad ogni altro pregiudizio patrimoniale.
Il criterio è sempre e soltanto quello equitativo, di cui all'art. 432 c.p.c. e 1226 e 2056 c.c..
La rendita di reversibilità eventualmente liquidata dall'INAIL non si porta in compensazione del maggior credito.
Tali importi quindi, non possono essere sottratti al montante creditorio per i danni iure proprio, diversamente dalla rendita diretta del lavoratore.
La prevenzione è l'unico strumento di tutela dal rischio di asbestosi e delle altre malattie provocate dall'amianto.
Le misure preventive comprendono:
Smettere di fumare, è particolarmente importante, alla luce del maggiore rischio di carcinoma polmonare nei pazienti che fumano tabacco e sono stati esposti ad amianto.
Le fibre di asbesto, se respirate o ingerite, si depositano negli alveoli polmonari attivando il sistema immunitario locale, provocando la reazione infiammatoria da corpo estraneo.
I macrofagi fagocitano le fibre, e stimolano i fibroblasti a produrre tessuto connettivo: si sviluppa così la fibrosi interstiziale.
Le fibre dei minerali del gruppo serpentino, a causa della forma ricurva, penetrano invece, con più difficoltà, così da essere in parte smaltiti dalla “clearance muco-ciliare”. In caso di fibre lunghe, i macrofagi sono colpiti da morte cellulare e rilasciano nuovamente la fibra, fattori chemiotattici per i neutrofili, e sostanze ossidanti e ad enzimi litici.
In questo modo, si crea un circolo vizioso con richiamo di nuovi macrofagi e perpetuazione del processo infiammatorio, che può causare il mesotelioma, il tumore del polmone.
I radicali liberi sprigionati hanno effetto citotossico diretto sulle cellule che rivestono gli alveoli, i pneumociti di I tipo. Inoltre, stimolano la proliferazione e l’attivazione dei fibroblasti dell’interstizio. Tutto ciò provoca deposizione di collagene nell’interstizio con ispessimento della parete bronchiale ed alveolare e, in sintesi, di fibrosi interstiziale diffusa.
L'asbestosi è causata da elevate esposizioni ad asbesto, e quindi è sempre di origine professionale. Legata allo svolgimento di attività lavorativa in luoghi contaminati, privi di aspiratori localizzati e in assenza di protezione individuale (maschere protezione P3). L'asbestosi provoca, ogni anno, in Italia, non meno di 600 decessi, senza contare complicazioni cardiache, malattie cardiovascolari e malattie cardiocircolatorie, e delle relative complicanze.
L'asbestosi allo stato iniziale, è una fibrosi delle zone circostanti i bronchioli respiratori e i dotti alveolari, che poi si estende agli alveoli. Le fibre modificano le caratteristiche fisiche del tessuto, il parenchima risulta così “stirato”.
Inoltre, si formano tralci fibrotici che circondano ampie zone aeree, cisti aeree, e che possono raggiungere il diametro di 5 mm. Questi tralci, creano un aspetto a favo di api tipico dell'asbestosi.
In un primo momento, sono coinvolti i lobi inferiori e le zone sub-pleuriche, poi in successione i lobi medio e superiori dei polmoni. Nei malati, vengono spesso riscontrati i cosiddetti: "corpuscoli dell’asbesto", ovvero bastoncelli di colore bruno-dorato lunghi fino a 80 μm. Presentano a volte un aspetto a grani di rosario: con estremità rigonfie, formati da fibre di amianto rivestite a strati da un sostanza proteica e da ferritina.
I corpuscoli, sono il risultato dei tentativi di fagocitosi con cui i macrofagi cercano di rimuovere le fibre di amianto.
Con l'asbestosi, si presentano anche le placche pleuriche, sotto forma di addensamenti ad elevato contenuto di collagene e calcio della pleura parietale. Quest'ultime vengono rilevate più frequentemente sulle cupole diaframmatiche, e nelle zone anteriori e postero-laterali.
In un primo momento l’asbestosi non presenta sintomi. E’ solo in seguito che il respiro inizia a mancare, o ad assumere un ritmo alterato,si manifestano: tosse secca e stanchezza cronica.
L’asbestosi è una patologia con lunghi tempi di latenza, e solo nella fase più avanzata emergono effetti quali: ippocratismo digitale (ingrossamento delle falangi distali) ed insufficienza ventricolare destra.
L'insufficienza respiratoria ingravescente, la cui gravità è correlata alla durata e all' intensità dell' esposizione amianto è il sintomo asbestosi più grave. Raramente ci sono le dita a “bacchetta di tamburo” (apice delle dita delle mani rigonfio). Negli stati molto avanzati troviamo la cianosi, che preannuncia lo stato finale del decorso clinico dell'asbestosi, il cui esito, purtroppo, è la morte.
In caso di sintomi di asbestosi, si può chiedere di essere assistiti dall'ONA che fornisce il servizio di assistenza medica. Attraverso il quale, è possibile ottenere, anche il lancio della prima certificazione di malattia professionale che può essere esibita all' INAIL per avviare il percorso di indennizzo, prepensionamento e risarcimento danni.
Per poter effettuare una corretta diagnosi di asbestosi, è necessario procedere con i seguenti esami:
In particolare i risultati dalla TC o dei RX, sono decisivi per individuare questa patologia. Questo tipo di esami viene utilizzato, anche ai fini dell’individuazione del mesotelioma.
L'esame dei RX, rileva le opacità reticolari lineari (fibrosi), situate di solito nella periferia dei lobi inferiori.
In concomitanza a queste opacità, si presentano spesso alterazioni pleuriche bilaterali.
E' possibile comprendere lo stadio dell'asbestosi, dalla composizione a nido d'ape, che può colpire i campi polmonari medi e inferiori. La gravità è misurata con la scala dell'International Labor Organization in base alla dimensione, alla quantità, alla forma, alla localizzazione degli addensamenti.
E' preferibile ricorrere alla TC del torace ad alta risoluzione (a sezioni sottili) per la diagnosi, in quanto riesce ad individuare molto meglio le alterazioni pleuriche, rispetto ai RX.
Per valutare la capacità respiratoria, ed eventuali alterazioni annesse, vengono effettuate delle prove, in grado di rilevare l'eventuale riduzione dei volumi polmonari e della capacità di diffusione per il monossido di carbonio (DLco).
Tra gli esami utili a diagnosticare l'asbestosi, vi è la pulsossimetria che viene effettuata sia in fase di sforzo che di riposo. Si ricorre invece ad esami quali: lavaggio broncoalveare e/o biopsia polmonare solo nel caso in cui gli esami meno invasivi non consentano di giungere ad una diagnosi certa.
In caso di diagnosi di asbestosi contatta l'Osservatorio Nazionale Amianto per avere assistenza medica.
La previsione del decorso dell’asbestosi, è condizionata dalla gravità della malattia.
La sintomatologia può essere lieve o assente, c’è chi sviluppa un’insufficienza respiratoria, uno scompenso ventricolare destro, una neoplasia, o un’alterazione della respirazione progressiva.
L’asbestosi provoca frequentemente cancro polmonare, rispetto a coloro che non sono affetti da questa patologia.
Il tumore del polmone, così come il mesotelioma, è diffuso soprattutto tra i lavoratori che hanno subito l’esposizione ad amianto. Un fattore che incide particolarmente nell’ insorgenza della malattia, è il fumo di sigaretta che insieme all’amianto ne potenzia il rischio. Per questa ragione, è fondamentale evitare e/o continuare a fumare.
Per la cura si può ricorrere a diverse tipologie di intervento. Innanzitutto la vittima, se fumatore, deve smettere di fumare per evitare di aggravare la fibrosi polmonare, e soprattutto di aumentare l'infiammazione, che può evolvere in tumore del polmone e in altre neoplasie nel tratto respiratorio e poi: